Stella di Mare

Finalmente siamo riusciti a stare insieme. Sei venuta a cena da me lì in Rua da Boa Vista ed abbiamo improvvisato una carbonara. L’uovo si è cotto un po’ troppo però ho notato che ti saresti mangiata anche il piatto, le cose sono due: o ti piace la cena o hai davvero fame. Comunque non importa, siamo qua insieme, ed io sono più che contento.

Mi introduci al funk carioca con molto orgoglio, definendolo migliore di quello interpretato in São Paolo, più recente e meno legato alle questioni sociali. Tra qualche bottiglia di vino rosso dell’Alentejo cerco di stare dietro ai testi, ma io capisco ben poco sinceramente, poi riascolterò tutto in tranquillità (anche se il funk di tranquillo non ha neanche il nome). Mi racconti che vieni da una favela di Rio ma non ti sbilanci molto sulla tua vita privata, anch’io, sinceramente, non amo parlare di me.

Dal primo giorno che ti ho vista mi sei stata simpatica e mi ha impresso una certa curiosità (le care e vecchie prime impressioni). Poi mi mostra il Netflix brasiliano (Tugaflix: chiaramente illegale in Portogallo) e ci guardiamo una qualsiasi serie come si usa fare in questo periodo: anche lì non capisco molto, giusto il necessario per conversare riguardo ad idee sulla vita, sogni, ecc.

Poi ci addormentiamo, avevamo entrambi lasciato alle spalle una giornata piuttosto impegnativa.

Durante la notte una musica mi viene in mente:

“provo a girare il cuscino, è una scusa per venirti più vicino”

Vivevo in una stanza di 6 metri quadrati e dormivo su un letto più piccolo di me però sentivo questo desiderio di avvicinarmi. Inconsciamente ne sentivo il bisogno, il bisogno di essere amato e il coraggio di amare.

“provo a svegliarti con un po’ di tosse, ma tu ti giri come niente fosse”

Fu imbarazzante come cercavo una carezza, come cercavo la maniera di esprimermi. Non sono pratico in queste cose, ho sempre preferito stare in disparte e vivere le cose a modo mio.

“spengo la luce, provo a dormire, e tu con la mano, mi vieni a cercare”

Eri molto sensuale quella sera. Ricordo che le tue curve ed i tuoi capelli ricci mi facevano impazzire; ti avrei dipinta pur non essendo capace. Ogni gesto, ogni sguardo, era di estremo valore.

“che le stelle della notte fossero ai tuoi piedi, che potessi essere meglio di quello che vedi”

La poca autostima mi ha sempre condizionato, la minima incertezza può farmi cadere come un colpo di vento al frutto maturo di una pianta.  Ho sempre cercato di accontentare gli altri per mettere me stesso in disparte; un gesto che apprezzo ma che a volte avrei dovuto evitare.

“dormi ora stella mia, prima che il giorno ti porti via”

Le paranoie non mi fecero dormire. Pensai che non avrei mai voluto arrivasse il giorno solo per non vederti andare via e per evitare l’imbarazzo di un nuovo incontro. Tutto quello che sto provando è reale oppure un sogno? Potrei essere immerso nelle mie fantasie incredibilmente reali ma che nemmeno io capisco.

Trovo questa canzone di Lucio Dalla davvero appassionante. Capita spesso di sentirsi una canzone addosso; capita meno descrivere un’ora della propria vita attraverso le parole di un’altra persona. Il contenuto estrapolato alla cronaca delle parole, ha un significato lontano dalla mia interpretazione, ma la musica è anche questo. Ho interiorizzato ogni singola parola affinché ne tirassi fuori un mio significato. Ho interiorizzato la sinfonia per permettere all’anima di camminare a modo mio, con il mio passo incerto.

La notte è quel momento in cui si è lontani dalla vita vera, senza tempo e senza giudici. L’intimità descritta da Lucio Dalla esprime un atto tra due persone, di qualsiasi sesso. Una dedica ad una “stella” che brilla più delle altre nelle notti in mezzo al mare.

Grazie Lucio per avermi mostrato i miei pensieri nella tua arte, grazie S. per aver illuminato la mia notte quella sera.

 

Porto, Portugal 12/01/2019

Milton Nascimento – Francisco – Milton (Raça)

 

È buio.

Un brivido mi colpisce, forse è il freddo o forse è una voce incantevole che riempie gli spazi vuoti del mio corpo, dove c’è posto lei passa.

Penso a te ma non dovrei, mi sembra di conoscerti da molto ma non è vero, dovrei guardarti con altri occhi ma non ci riesco. Sei l’eco che colma la valle, oltre lo spazio ti estendi. Non ti penso spesso, quelle volte sono speciali, sono speciale io riflesso nei tuoi occhi e tu dentro ai miei riesci a vedere il mio abisso; la mia solitudine che tanto amo, tanto odio.

Aiutami a capire, non mi mostrare la tua bontà.

Spogliati della lucentezza che ti avvolge e sporcati recidendo le paure di cui sono composto; sutura e dimettimi da questo disordine.

Porto, Portugal 29/10/2018

Più si prosegue e più la vita mi mette in difficoltà. La bellezza che mi circonda si dimostra sempre affascinante ma poi se ne perde in relazioni, forse le mie esperienze hanno dato questi frutti ed io ingenuo ne sono rimasto avvolto, aggrovigliato all’interno dei miei pensieri dei miei sé e dei miei ma, di tutti questi momenti in cui ho creduto in qualcos’altro.

Continuiamo ad allontanarci ma dopotutto non c’è fuga da tutto questo disordine; radici piantate di alberi storti seguono il proprio percorso desiderando l’essere fiori, cortecce segnate dalle ore di ogni singola stagione mostrano le ferite evidenti, non quelle che scorrono tra la linfa. Ogni tanto qualche passero viene a posarsi per poi andarsene, dalle braccia, ospiti entrano ed escono portando via qualcosa, spogliandomi delle mie foglie che, come i frutti creati, per natura, tenderanno a cadere.

Anche se abituati fa pur sempre male, il modo per tornare adolescenti in un batter d’occhio, il modo per riaffiorare certi sentimenti.